Il Parco Nazionale del Gargano e l’Università di Bari a lavoro
Creare un circuito virtuoso che riesca a far convivere positivamente e pacificamente il sistema faunistico-ambientale con quello umano-produttivo. Questa la seconda tappa del percorso collaborativo tra Parco Nazionale del Gargano e Università di Bari, che, dopo il posizionamento della tecnologica boa meteomarina alle Isole Tremiti, si sono confrontanti su una tematica assai attuale: la presenza della fauna selvatica nell’Area Protetta e la sua integrazione con l’attività umana.
La discussione è stata sviscerata nel corso di un incontro tra il residente dell’ente parco, Stefano Pecorella e la sua tecnostruttura con Giuseppe Corriero (ordinario di zoologia all’università di Bari) e il suo gruppo di lavoro composto da Rocco Sorino, Lorenzo Gaudiano e Serena Scorrano che dal 2009 ad oggi sta portando avanti un’interessante e valente attività di ricerca faunistica nell’area protetta, dalla quale già emergono dati che confermano l’aumento dei numeri della presenza di animali quali volpe, lupo, faina, gatto selvatico, capriolo, cinghiale, puzzola, tasso e cani randagi.
“Il Gargano è il paradiso naturalistico di Puglia – ha esordito Corriero -. Per noi è un onore studiare e lavorare in questo territorio e per questo territorio. Era da tempo che auspicavamo il colmarsi di questo gap di comunicazione e di collaborazione con un’autorevole Ente come il Parco, interlocutore cruciale per definire le politiche e le dinamiche d’intervento in fatto di conservazione e promozione del patrimonio faunistico presente. Dai nostri dati, ottenuti attraverso un attendibilissimo studio portato avanti con delle poco invasive fototrappole, è riscontrabile un aumento del numero dei capi animali, sintomo di un miglioramento della qualità dell’ecosistema”.
Corriero, con il suo staff di lavoro, ha confermato la presenza stabile di lupi, localizzata sopratutto in zona Foresta Umbra. “Il crescente numero di lupi, che dalle cronache apprendiamo sia un gravoso problema per il settore zootecnico garganico, potrebbe essere direttamente proporzionale alla proliferazione indiscriminata del cinghiale e, non di secondo piano, è il vagabondare e la riproduzione dei cani randagi – sostiene il docente -. C’è il diffondersi di troppe specie selvatiche che molto spesso si ‘incrociano’ tra loro. I danni da fauna selvatica si possono prevenire ed estirpare anche con semplici accorgimenti, in primis quello di non lasciare il bestiame allo stato brado e senza controllo. Ovviamente ci sono anche altri interventi da strutturare come ad esempio l’installazione di recinti elettrici per gli allevanti. Invece, dal punto di vista naturalistico-scientifico, questa verietà di specie a rischio estinzione rappresenta un evento straordinario che il territorio, sotto la guida dell’Ente Parco, deve utilizzare per la sua valorizzazione e per le azioni di conservazione di un habitat unico nel suo genere”.
Dopo questa precisa e puntuale disamina scientifica, il presidente del parco ha messo sul tavolo la massima disponibilità nel procedere in un percorso di reciproca collaborazione che aiuti il territorio a porre argine al problema dei danni causati da fauna selvatica e, allo stesso tempo, avviare un’azione di divulgazione e sensibilizzazione indirizzato al mondo scolatico e agi eco-turisti.
“L’obiettivo è ambizioso ma raggiungibile, poichè il punto di contatto tra questi due mondi, al momento lontani tra loro, è una mirata azione di gestione del problema (tenere sotto controllo il numero dei capi della fauna selvatica) con la soddisfazione degli interessi di chi produce reddito (gli allevatori)– ha dichiarato Pecorella-. Per sfatare le leggende metropolitane figlie di cattiva informazione, avvieremo una campagna di educazione ambientale e di sensibilizzazione che veicoli le veritiere e corrette notizie. Dal canto nostro, per accelerare sul piano della risoluzione del problema, incroceremo i dati di questa ricerca scientifica con le denunce di danni da dauna selvatica pervenute all’Ente Parco per capire precisamente come e dove intervenire. Il mondo economico della zootecnia non va penalizzato e lasciato solo al cospetto di questi fenomeni e, da anni, abbiamo sempre previsto ed incrementato capitoli ad hoc del nostro bilancio (risarcimenti da danni da fauna e fondi pr l’acquisto di mucche podoliche, tori e capre garganiche)”.
Il Parco e lo staff del professor Corriero hanno difatti aperto un tavolo di lavori che si aggiornerà costantemente. Già fissati i primi aspetti operativi. L’ente aiuterà (attraverso il sovvenzionamento per l’acquisto di macchine fotografiche specifiche e l’implementazione con risorse umane del territorio) il prosieguo dell’attività scientifica, contribuendo alla sua intensificazione sia in fatto di contenuti che di raggio d’azione.
Altresì, si collaborerà al coinvolgimento delle scuole e dei principali attori del territorio in azioni di comunicazione, informazione e marketing, perchè, come ha rimarcato il presidente Pecorella “Non c’è tutela senza valorizzazione e viceversa”.
Sabato 21 aprile 2012, ore10.30