Nel giorno in cui la benevolenza del Santo Padre Benedetto XVI, a cui va in questa ora il mio grato e filiale pensiero, mi nomina vostro Arcivescovo desidero farvi giungere il mio primo saluto, carico di affetto e di sollecitudine, ma anche di trepidazione e di commozione. Non è trascorso molto tempo da quando, qualche settimana fa, ero in mezzo a voi e partecipavo alla vostra gioia nell’accogliere il dono straordinario della visita del Papa a San Giovanni Rotondo, nel Santuario di San Pio. Ignaro della mia nuova missione, ero tra voi come Vescovo di una Chiesa sorella, l’amata diocesi di Oria, alla quale ho dato le primizie del mio ministero apostolico e che ho servito con tutto il cuore. In quel giorno, il Papa ci ha detto nell’omelia: “C’è … una forza positiva che muove il mondo, capace di trasformare e rinnovare le creature: la forza dell’amore del Cristo, … una forza divina, trascendente”. Questo richiamo alla forza dell’amore capace di muovere ogni cosa vorrei che risuonasse ancora nel momento in cui inizia a germogliare il legame pastorale e di fraternità tra noi.
È vero, il germoglio non è ancora il frutto maturo, io non ancora vi conosco direttamente e il nostro rapporto manca di una consuetudine assidua, eppure nel germoglio in qualche modo c’è già tutto, c’è già la promessa del frutto che ne può nascere.
Vorrei dunque che prima di me giungesse a voi il mio amore. Fin da ora ve lo assicuro, nutrito di quella fede che mi fa vivere questo momento di passaggio sentendomi nelle mani del Signore, e mi fa intravedere la disponibilità con cui mi accogliete come vostro nuovo pastore da quelle stesse mani provvidenti. Desidero dirvi sin da questa primissima ora che vengo a voi in nomine Iesu, nel nome di Gesù. E’ il Signore la sorgente della mia forza, sarà Lui l’oggetto del mio annuncio, Lui la via e la mèta del nostro comune cammino.
Sono confortato in questa mia intenzione dalla saldezza della vostra fede, che risplende nella ricchezza dell’antica e florida Chiesa di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, erede di una radice antichissima – quella di Siponto – da sempre sotto lo sguardo della Vergine Santissima, e protetta dall’intercessione di San Michele Arcangelo e dei Patroni San Lorenzo Maiorano, San Giorgio Martire e San Pio da Pietrelcina.
Quella radice è stata coltivata nel succedersi del tempo da zelanti pastori che hanno fatto correre la Parola di Dio in queste terre, nella catena ininterrotta della tradizione apostolica fino a Mons. Domenico Umberto D’Ambrosio, che vi ha sapientemente guidati fin quando anch’egli non ha dovuto prendere in mano il bastone del pellegrino e partire per il Salento, spostando gli orizzonti della sua missione pastorale verso altri lidi. A lui il mio saluto ricco di gratitudine e di ammirazione per quanto ha fatto a servizio della nostra Chiesa. Poi, il mio pensiero affettuoso va Mons. Riccardo Ruotolo ed agli altri Confratelli Vescovi residenti in diocesi.
Saluto inoltre tutti i sacerdoti, che sono i primi coadiutori del ministero episcopale, preziosi e necessari perché il vangelo giunga in ogni luogo e maturi nella comunione attorno all’altare del Signore, nella celebrazione dei sacramenti. Con la stessa intensità di sentimenti saluto i diaconi, i seminaristi ed i numerosi religiosi: sono certo che lo spirito di amicizia e di corresponsabilità potrà caratterizzare il nostro comune lavoro pastorale.
Saluto poi con animo grato le religiose e le persone consacrate, i catechisti, gli insegnanti di religione e tutti i laici impegnati nell’Azione Cattolica ed in altre associazioni. So di poter contare sul loro generoso impegno.
Saluto anche gli appartenenti ai “Gruppi di Preghiera di Padre Pio” e tutti i pellegrini: insieme siamo chiamati a custodire ed approfondire l’eredità del Santo Cappuccino.
Saluto con rispetto le Autorità, le donne e gli uomini di buona volontà e tutti coloro che operano per il progresso della società.
Vorrei, infine, rivolgere una parola di conforto e di vicinanza agli ammalati di “Casa Sollievo”, a coloro vi lavorano ed a tutte le persone che vivono nella sofferenza di ogni tipo, sia essa fisica o morale, psicologica o spirituale. Quelli che stiamo vivendo sono tempi difficili, in cui la crisi economica e la povertà sono giunte alle porte di tante nostre case, toccano la vita di tante famiglie. Queste difficoltà ci interpellano e ancora di più ci chiedono di saper dare un volto fraterno alla nostra convivenza. Come vostro Vescovo vengo ben sapendo che sarà uno dei miei primi doveri quello di assicurarvi il mio impegno per costruire insieme un cammino di solidarietà e di aiuto reciproco.
Carissimi, siete già nella mia mente e nel mio cuore. Siete già nelle mie preghiere. Anche a voi chiedo di accogliermi con fede e con amore, di mostrarmi docilità e collaborazione e di aiutarmi con la preghiera.
Tutti abbraccio con affetto
Palazzo vescovile di Oria, 15 luglio 2009
+ Michele Castoro
Arcivescovo eletto di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo