Da quale esigenza e da quanto tempo è nata la collaborazione con la Catholic Healthcare International, l’associazione americana impegnata a creare una rete di ospedali improntati sull’esempio di Casa Sollievo, la struttura voluta da Padre Pio?
La collaborazione con Catholic Healthcare International (CHI) nasce dalla volontà di questa associazione no-profit statunitense di creare una rete di strutture sanitarie che si ispirino, negli Stati Uniti, al modello di Casa Sollievo della Sofferenza. Si tratta di un progetto di collaborazione che vede l’ospedale voluto da San Pio come modello di una sanità che riesce a coniugare gli aspetti strettamente tecnico-medici con quelli di attenzione verso i bisogni spirituali dei pazienti. I primi contatti con l’associazione risalgono all’estate del 2008, quando una studentessa dell’Università di Pittsburgh ha effettuato un periodo di tirocinio presso Casa Sollievo della Sofferenza. I risultati della sua esperienza sono stati presentati alla conferenza annuale dell’Associazione dei Medici Cattolici degli Stati Uniti. Al congresso era presente il presidente dell’associazione CHI, che ha visto nei principi che ispirano l’ospedale di San Pio il punto di partenza per superare la “crisi” in cui vive la sanità di ispirazione cattolica negli Stati Uniti. Le istituzioni sanitarie cattoliche statunitensi hanno infatti negli ultimi anni perso il loro spirito originario divenendo in tutto simili agli altri enti sanitari pubblici. In questi ospedali sono ammesse, ad esempio, pratiche che si discostano sensibilmente dalle indicazioni del Magistero della Chiesa.
Quali sono – o saranno – gli ospedali che aderiranno al progetto?
Oltre all’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza e all’associazione CHI il progetto ha visto ad oggi il coinvolgimento del Center for Children with Special Needs, Ospedale Pediatrico St. Christopher di Philadelphia (Pennsylvania) e del Tepeyac Family Center and Divine Mercy Care di Fairfax (Virginia). Un’importante università cattolica americana ha inoltre espresso il suo interesse per il progetto.
Nei giorni scorsi avete partecipato negli Stati Uniti ad un incontro con alcune personalità di rilievo legate all’associazione americana. Cosa ne è venuto fuori?
L’incontro, tenutosi presso la diocesi di Philadelphia che ne ha gentilmente garantito il supporto logistico, ha visto la partecipazione di rappresentati di tutti gli enti coinvolti nella collaborazione. È stata un’occasione per condividere le specifiche esperienze cliniche ed organizzative e per dare avvio alla stesura del piano di fattibilità che dovrà guidare le fasi successive del progetto.
Come intende realizzare Casa Sollievo questo progetto? Quali sono i prossimi step operativi?
Fin dalla sua fondazione l’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza ha avuto numerosi contatti con realtà sanitarie estere. La visibilità internazionale dell’ospedale è oggi dovuta alle numerose e produttive collaborazioni internazionali che scaturiscono sia da progetti di ambito clinico-assistenziale che naturalmente dalle attività di ricerca scientifica. La collaborazione con l’associazione americana è da ascriversi alla volontà della direzione aziendale di contribuire a diffondere gli insegnamenti di San Pio sul sollievo della sofferenza. Tale scelta strategica è dettata anche dall’attuale contesto sanitario “globalizzato”, che impone alle strutture sanitarie che vogliano mantenere standard elevati di qualità di confrontarsi con realtà che operino in un contesto internazionale. Tornando al progetto specifico, il ruolo di Casa Sollievo della Sofferenza è sostanzialmente quello di offrire la propria disponibilità a guidare la formazione della rete fornendo il proprio know-how sia in termini di organizzazione che dal punto di vista clinico-scientifico.