Affidato all’Ente Parco Nazionale del Gargano un esemplare di capriolo garganico di poco più di un anno
—- Una storia a lieto fine per il “Bambi” del Gargano. Ieri mattina presso la località Piana di San Martino del Parco Nazionale del Gargano è stato firmato contestualmente, alla presenza del presidente, Stefano Pecorella e del comandante del C.T.A. del Corpo forestale dello Stato, Claudio Angeloro, l’atto di dissequestro ed affidamento all’Ente Parco Nazionale del Gargano, disposto dall’autorità giudiziaria, di un esemplare di capriolo garganico, di poco più di un anno.
Nell’ aprile 2014, infatti, nel corso di un servizio di controllo del territorio svolto dagli agenti della Forestale, l’animale, appartenente a specie protetta nell’area e eretta a simbolo del Parco nazionale del Gargano (forse una sottospecie endemica del Gargano del capriolo italico), è stato rinvenuto in un’area recintata, allevato da un agricoltore che ha dichiarato di averlo ritrovato, quasi appena nato, nella primavera del 2013, abbandonato nelle vicine aree boscate e di averlo così salvato dalla predazione.
Il giovane capriolo rappresenta il primo esemplare allevato in cattività di cui si ha notizia nel Parco nazionale del Gargano.
Come era stato promesso dal presidente dell’Ente Parco al momento della sua scoperta, il piccolo “Bambi” è stato seguito con cura fino ad oggi. L’esemplare, infatti, è in buono stato di salute, e risponde al richiamo dell’allevatore. Circostanza questa che rende l’episodio unico nel suo genere.
“Prezioso è il costante lavoro di vigilanza nell’area protetta svolto dagli uomini della Forestale e importanti i progetti di conservazione e tutela della specie autoctona, sottolinea il presidente, per salvare questi bellissimi animali, molto spesso nelle mire di uomini senza scrupoli.”
Dopo le verifiche e gli accertamenti del corpo forestale e degli uffici preposti dell’Ente Parco, sentiti anche esperti del settore, si è ritenuto opportuno, per garantire la sua stessa sopravvivenza, affidare il piccolo capriolo allo stesso allevatore almeno fino al raggiungimento della maturità sessuale e con il costante controllo da parte dell’Ente. La speranza è che l’ungulato, spontaneamente, possa reintrodursi nell’ambiente naturale con buone possibilità di sopravvivenza.
L’evento risulta interessante anche dal punto di vista scientifico, in quanto, essendo l’esemplare “avvicinabile”, si possono prevedere una serie di verifiche e di analisi genetiche, morfologiche ed etologiche sulla specie, senza ricorrere a traumatizzanti catture.
Articolo pubblicato giovedì 7 agosto 2014 alle ore 14.33