‘ChaMon’ e ‘SPIritual between Nature and culture in Adriatic Parks’ accreditano l’Ente come capofila di importanti soggetti del Programma IPA-Adritatico
Giovedì 3 novembre 2011, ore 17.21
- Il Parco Nazionale del Gargano presenta due progetti IPA transnazionali e si accredita come capofila di enti ed organizzazioni europee e d’ oltre confine. I due progetti di sviluppo internazionale sono denominati ‘SPIritual between Nature and culture in Adriatic Parks’ (SPI.NAP II) e ‘ChaMon’. Entrambi fanno capo al programma di cooperazione transfrontaliero IPA-Adriatico che vede coinvolti enti quali le province adriatiche italiane, i territori di Slovenia, Grecia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Montenegro, Albania e Serbia.
Il programma IPA-Adriatico si pone l’obbiettivo di rafforzare la cooperazione e lo sviluppo sostenibile della regione Adriatica attraverso la realizzazione di iniziative riferite ai tre assi prioritari: cooperazione economica, sociale e istituzionale; risorse naturali e culturali e prevenzione dei rischi; accessibilità e reti.
L’Ente Parco Nazionale del Gargano, soggetto gestore della AMP Isole Tremiti, è stato indicato capofila del progetto ‘ChaMon’ che mira alla creazione delle ‘Reti ecologiche in Adriatico per il Fratino e la Foca monaca’, col fine di contribuire alla conservazione delle due specie. La prima, un uccello, il fratino – Charandrius alexandrinus – , la seconda, un mammifero, la foca monaca – Monachus monachus – , che un tempo abitava le isole diomedee. Il fine è quello di salvaguardare due specie distribuite in due habitat tipici – le grotte dei litorali rocciosi e le coste sabbiose - per sensibilizzare i vari soggetti alla creazione di una rete di aree protette di interesse che si affacciano nell’Adriatico, nella consapevolezza che ciò rappresenta un passo importante per la conservazione della biodiversità in Europa.
Il Parco ha anche aderito come partner al progetto ‘SPIritual between Nature and culture in Adriatic Parks’ (SPI.NAP II Bando IPA Adriatico di cooperazione transfrontaliera , CBC), al quale vi partecipano diverse aree protette: il Parco del Delta del Po (Rovigo, Ferrara e Ravenna), il Parco di Vena dei Gessi (Ravenna), Foce dell’Isonzo (Gorizia), il Parco nazionale di Abruzzo ( Lazio e Molise), il Parco Nazionale di Kozara in Bosnia; la Riserva Naturale di Lokrum (Dubronvick); il Parco Nazionale di Butrinti (Albania). II progetto SPI. NAP mira a potenziare il network di aree protette dell’Adriatico, ricche di valenze ambientali, naturalistiche, culturali e spirituali.
Gli obiettivi specifici perseguiti da questo progetto sono: migliorare la conoscenza e la fruizione delle aree naturalistiche e storico-culturali che possono essere considerate come ‘Luoghi dello Spirito’; migliorare la mobilità SLOW e SOSTENIBILE nei Parchi coinvolti dell’Adriatico e delle risorse naturali attraverso la creazione di progetti pilota innovativi; promuovere e intensificare la promozione e la commercializzazione di pacchetti turistici tematici incentrati sulla spiritualità e natura nell’area adriatica; promuovere l’adozione della ‘Carta europea del turismo sostenibile e responsabile nelle aree protette’ di Europarc, come uno strumento pratico.
“Abbiamo lavorato per consentire al territorio del Parco di cogliere un’opportunità, presentata da questi importanti progetti, con un ruolo attivo e principale in una programmazione innovativa, concreta e dall’ampio respiro – dichiara il commissario Stefano Pecorella -. Due progetti che sposano appieno non solo le finalità di tutela del nostro prezioso territorio, ma che soprattutto dovranno garantire ricadute positive in fatto di sviluppo economico ed occupazionale. Un mix di tutela naturalistica e sviluppo sostenibile che ritengo assolutamente indispensabile per sostenere la crescita economica e culturale dell’area. Ad esempio – evidenzia Pecorella-, dal programma ‘ChaMon’ di cui siamo capofila vi sono importanti indicazioni per lo sviluppo turistico delle aree protette in stretto raccordo con il principio della sensibilizzazioni dei pescatori. L’idea è quella, attraverso la reintroduzione della Foca Monaca, di trasformare la sua possibile presenza in un vantaggio anche per i pescatori che, negli anni passati, invece, hanno rappresentato una concreta minaccia. I pescatori, soprattutto di una certa età ovvero sopra i 50 anni, sono gli unici detentori di una memoria storica che vedeva la foca monaca vivere in Italia come parte integrante della fauna e della natura italiana. Far trasmettere questo sapere dai pescatori alla società civile – conclude – avrebbe il duplice vantaggio di eliminare qualsiasi vecchio conflitto tra foca monaca e pescatori e sensibilizzare le comunità locali e turistiche. Un’iniziativa idonea potrebbe essere l’istituzione di gite guidate in barca effettuate dai pescatori stessi. La mia idea è che non ci può essere tutela senza sviluppo e viceversa. Questo Ente continuerà ad operare in questa direzione, intercettando tutte le opportunità possibili a livello regionale, nazionale e, soprattutto, internazionale, al fine di far esprimere al meglio le nostre preziose risorse ambientali ed umane”.