Ci ha lasciato oggi, all’età di 94 anni, il frate che avuto il privilegio di un particolare rapporto filiale con Padre Pio
Domenica 14 agosto 2011, ore 21.12
- Addio a fra Modestino da Pietrelcina. Il frate minore cappuccino (al secolo Damiano Fucci) che avuto il privilegio di un particolare rapporto filiale con san Pio da Pietrelcina è morto oggi pomeriggio all’età di 94 anni.
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La storia
La madre del frate defunto, Anna, era infatti coetanea e vicina di casa di Francesco Forgione. Inoltre le rispettive famiglie avevano un piccolo podere nella contrada “Piana Romana”, dove spesso la madre di fr. Modestino e il futuro Padre Pio, quando erano bambini, si incontravano mentre conducevano le loro pecore al pascolo.
Dal 1908 al 1916, nei lunghi periodi di permanenza a Pietrelcina, dove i medici lo inviavano a respirare l’aria natia per curare la sua misteriosa malattia, spesso Padre Pio si ritirava a pregare nella solitudine del podere di famiglia, a Piana Romana. E, per non sottrarsi alle richieste di aiuto di Anna, intenta alle fatiche domestiche e ad aiutare il marito nel faticoso lavoro nei campi, talvolta accettava di accudire il piccolo Antonio, il primo dei tre figli della famiglia Fucci, facendolo giocare sulle sue ginocchia. Fin da piccolo, dunque, Damiano sentiva parlare dell’ormai illustre Compaesano: dai genitori, dal fratello, dagli altri parenti, dagli altri pietrelcinesi che lo avevano conosciuto. Così nel 1940 andò a trovarlo a San Giovanni Rotondo, si confessò da lui e Padre Pio concluse il colloquio dicendogli soltanto: «Uagliò, cammnam dritt» (Ragazzo, camminiamo diritto) e dandogli la sua benedizione. Nel 1944 il futuro fr. Modestino tornò dal Cappuccino stigmatizzato e si trattenne due settimane con lui.
Gli confidò che, durante il suo servizio militare, a Roma, spesso si era recato a pregare nella chiesa di Santa Francesca Romana, dove era maturata un’antica vocazione religiosa e aveva deciso di entrare in una comunità benedettina della capitale. Padre Pio gli rispose che il Signore non lo chiamava a servirlo nell’Ordine di san Benedetto e, di fronte alle insistenze del giovane di Pietrelcina, gli disse: «Se tu vuoi andare a Roma, vai. Però ti è stata riservata una bruttissima sciagura» (Tre anni dopo, infatti, quell’abbazia fu presa d’assalto da alcuni giovani rapinatori che entrarono dalla finestra e, per impossessarsi di 15 mila lire, pugnalarono a morte l’abate sotto gli occhi del fratello laico e lasciarono quest’ultimo legato e imbavagliato. Quando giunsero i soccorsi era già morto soffocato. «Quella sorte – raccontava fr. Modestino – era riservata a me»). Quindi Padre Pio gli ordinò di tornare al suo paese, prendere un po’ di biancheria e trasferirsi per un po’ di tempo a San Giovanni Rotondo. Damiano ci rimase un anno intero. Così ebbe la possibilità di conoscere l’intimo rapporto che legava il Frate al Signore e decise di diventare anche lui cappuccino.
Sul momento Padre Pio accolse la notizia con un’esortazione: «Paesano, non mi far fare brutta figura!». Poi, quando cominciò il suo compito di frate questuante, gli garantì: «Fra Modestino, vai tranquillo, io ti starò sempre vicino e lo sguardo di san Francesco, dal cielo, sarà sempre sopra di te». Dopo la morte del Cappuccino stigmatizzato fr. Modestino fu trasferito a San Giovanni Rotondo come portinaio del Convento dove, memore della promessa ricevuta, assicurava ai tanti pellegrini che lo incontravano le sue preghiere per invocare l’intercessione del suo venerato Compaesano, ottenendo numerose grazie dal cielo. Tra queste, il miracolo che ha consentito di proclamare Padre Pio beato.
Nella foto: Fra Modestino (fonte: http://www.teleradiopadrepio.it )